Mongrassano fu costruita in una zona dove abbondano le sorgenti d’acqua; esistono, difatti, ai margini dell’abitato, varie fontane. Tra queste, le più vicine ed importanti sono tre: Croimado, Croipetta, Croistiro. Come molte altre cose a Mongrassano (zone del paese, parti dell’abito tradizionale, oggetti di uso comune ecc.), anche le fontane conservano nomi albanesi di cui però, in alcuni casi, si è persa conoscenza del significato.
Il nome della prima fontana significa “fontana grande”, dall’albanese Kroi i madhë, e sta ad indicare, infatti, la sorgente più grande del paese. Degli altri due nomi, invece, non si sa ancora bene quale sia il significato, seppur si siano fatte nel tempo varie ipotesi.
Si pensa che Croipetta, altrimenti detta “Crepetta”, possa significare Kroi Petës, cioè fontana della famiglia Petta, cognome realmente presente e diffuso a Mongrassano. Per Croistiro si ipotizza come significato Kroi stirë, cioè fontana che “getta”, probabilmente per il forte getto dell’acqua.
A monte dell’abitato c’è un’altra sorgente: Croimosciaro (Kroi i Mosharit) che prende nome dal suo proprietario.
Tutte le fontane hanno, nel nome, la parola albanese “kroi”, che sta appunto a significare “fontana”.
In epoca passata, fino a qualche decennio or sono, le fontane di Mongrassano erano usate per approvvigionarsi di acqua e per mettere a bagno la ginestra da cui ricavare il filato per la tessitura. Le fontane, soprattutto a Kroi stirë, erano anche utilizzate per lavare i panni. Lì le donne di Mongrassano si ritrovavano per lavare e, con l’occasione, avevano modo di parlare, cantare insieme, scambiarsi notizie e aneddoti. Famoso poi il ruolo delle fontane nel corteggiamento, non solo a Mongrassano ma in tutta la Calabria.
Era lì che i ragazzi potevano cercare di incontrare la ragazza di cui si erano innamorati. Le ragazze, infatti, non potevano uscire sempre, e lo facevano solo per lavorare, andare in chiesa o alla fontana. Mentre al lavoro erano sempre in compagnia di altre donne o dei familiari, in chiesa potevano solo essere scorte tra i banchi, alla fontana c’era la possibilità di rimanere da soli. Ricordiamo, a proposito, i versi della famosa canzone popolare “Calabrisella” che recitano
«Ninna ti vitti all’acqua chi lavavi
e lu miu curi mi s’inghjiu d’amuri...»