Le Tradizioni – ciclo dell’anno

Le tradizioni durante l'anno


Descrizione

Ciclo dell'anno

Il Natale

zampognaCome in molte altre comunità, il periodo natalizio è segnato dalle fritture tradizionali. A Mongrassano i dolci tradizionali vengono preparati almeno tre giorni prima di Natale e sono: li pittuli, li scaliddi, li turdiddi e li chinuliddi. frittureLi pittuli sono simili al pane, ma nell’impasto viene aggiunto il puré di patate. Li scaliddi sono dolci all’uovo, insaporiti con anice e conditi con miele caldo di ape o di fico dopo la frittura. La loro particolarità è di essere “ricamano” con gli strumenti del telaio. Li turdiddi si preparano con vino, olio e farina. Anch’essi sono “ricamati” come li scaliddi e, a frittura ultimata, si condiscono con miele caldo. Li chinuliddi sono dolci a forma di mezzaluna ripieni di mostarda dolce.
 
Il Carnevale e la Vala
vallaNei giorni di Carnevale il centro di Mongrassano si anima e rivive l’antica tradizione arbëreshe delle Valle. Le Valle hanno luogo soprattutto negli ultimi tre giorni del Carnevale, ma la festa finale viene preparata sin da un mese prima, per quattro domeniche. Tale manifestazione è definita coreutico-canora perché prevede che le persone che la eseguono danzino sulle note del proprio canto. Di norma i gruppi si creano spontaneamentee sono formati perlopiù da donne, le quali solitamente indossano l’abito di gala tradizionale arbëresh. vallaColoro che compongono la ‘vala’ si tengono per mano o attraverso dei fazzoletti colorati. A ciascuna estremità del gruppo uno o due uomini, abbigliati nel modo più elegante possibile, dirigono il canto e la danza. La ‘valla’  procede danzando lungo le strade del paese cantando il “Molle, molle”. I danzatori, che sono anche cantori, sono accompagnati da altre persone che suonano strumenti musicali (organetto, fisarmonica, tamburelli, chitarra...). vallaDurante le Valle a Mongrassano, il gruppo si ferma più volte in case di amici o parenti: giunti dinanzi alla porta si intonano strofe che invitano ad aprire e, quando il padrone di casa apre, la vala entra in casa e vengono offerti dolciumi, salumi e, immancabilmente, vino. Anche in casa si canta, intonando strofe di augurio ai padroni di casa e alle loro famiglie, quindi, dopo essere stati un po’ di tempo insieme, si saluta per proseguire verso un’altra abitazione. vjatimmuIl martedì grasso, all’avvicinarsi della mezzanotte, le Valle si trasformano nel funerale del Carnevale (Carnalivari), per cui si porta per il paese il fantoccio che lo rappresenta, cantando “lu vjatimmu di Carnalivari”, ossia un lamento funebre dal testo satirico. falòAllo scadere della mezzanotte, il fantoccio viene arso in piazza al canto di “Jet’e barda” (jet’e bardhë / vita bianca), canto dal testo propiziatorio. A Mongrassano è molto sentito il Carnevale, anche più di altre feste, e si può affermare che sia realmente quella più rappresentativa della comunità. Proprio per questo motivo, a tutti era imposto il divieto di lavorare negli ultimi giorni, specie il martedì. Chi era sorpreso a lavorare a Carnevale, veniva preso di forza (li tacavanu) e portato in giro per il paese (alla gogna), fino a casa sua, dai suoi parenti che dovevano offrire da bere e mangiare per aver rilasciato il proprio familiare. Naturalmente si trattava di una usanza scherzosa.
La Pasqua
kalimeraUno dei momenti principali durante le festività pasquali, per la comunità di Mongrassano, è la Domenica delle Palme. Per la festosa cerimonia della Benedizione delle Palme, i mongrassanesi preparano la Kalimera, cioè una struttura di rami d’ulivo e canne, adornata con carta crespa o velina colorata, alla quale vengono appesi vari dolci: ginetti, mastazzuali, cuddacciaddi… venerdì santoEssa viene addobbata il giovedì o il sabato, per essere portata in chiesa la Domenica delle Palme per la Benedizione. Al ritorno dalla funzione liturgica i bambini possano mangiare i vari dolci. La Kalimera, infatti, viene fatta esclusivamente per i bambini ed è usanza che sia la madrina (chiamata nunna) a regalarla al proprio figlioccio (detto fammulu).
Durante la Pasqua, oltre ai riti religiosi tipici di quasi tutte le comunità cattoliche del Sud Italia, passando per il paese è possibile imbattersi in gruppi di uomini che giocano al gioco chiamato “Allu casu” (Djathi/Il formaggio) oppure “Allu Ruaddhu” (Rola/’che rotola’). Il gioco prevede la creazione di due squadre, e la definizione di un percorso di gara lungo il quale i giocatori tirano a turno una forma di formaggio, o un disco di legno. Vince chi giunge per primo al punto d’arrivo. Il premio consiste nel formaggio, che nella maggior parte dei casi, veniva consumato insieme, ma pagato dalla squadra sconfitta.
La Natività di S. Giovanni Battista
Questa ricorrenza è occasione tra gli arbëreshë per il rito della motërma, ossia del "commaraggio". Il 24 giugno, infatti, le fanciulle erano solite battezzare un fantoccio, detto Papuacciulu (Papoçolli), e in tal modo diventare commari (ndrikulla). Il fantoccio era confezionato con fiori, fasce, pannolini, coprifasce, cuffietta e tutti gli indumenti reali del neonato. Durante il rito, che si svolgeva presso la cappella di S. Maria, poco fuori il centro abitato, le fanciulle si passavano il fantoccio pronunciando una formula rituale dialettale. Il "commaraggio" ottenuto attraverso questo battesimo rituale era considerato, e in alcuni paesi lo è ancora oggi, una cosa seria, quindi le ‘commari’ si rispettavano realmente come tali per tutta la vita.
Questo comportava non solo che da quel momento si sarebbero chiamate "nuna", ma che realmente, divenute adulte e madri, avrebbero battezzato reciprocamente i propri figli.

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